martedì 4 novembre 2014

Così si muore nella terra di nessuno. In Basilicata si muore 4 volte in piu dell' ilva di taranto

Oggi vi presentiamo un'analisi tratto dal Blog di Pietro Dommarco e segue il filmato con le parole del Dott Giuseppe Frezza dove ci spiega come in basilicata si è condannati a morire di tumore con una incidenza di quattro volte superiore che all'ILVA di  Taranto

Il caso. La Basilicata infrange da tempo l’appellativo di “isola felice”. L’ultimo Rapporto ISTAT inserisce la Basilicata ai primi posti in Italia per mortalità da tumori, con percentuali che superano la media nazionale. Un’altra “zona franca” italiana, nel profondo Sud, dove il brusco passaggio delle vocazioni del territorio da agricole e paesaggistiche ad industriali, produttive ed impiantistiche, ha provocato un forte trauma, colpendo la salute dei residenti. 
Il caso. La Basilicata infrange da tempo l’appellativo di “isola felice”. L’ultimo Rapporto ISTAT inserisce la Basilicata ai primi posti in Italia per mortalità da tumori, con percentuali che superano la media nazionale. Un’altra “zona franca” italiana, nel profondo Sud, dove il brusco passaggio delle vocazioni del territorio da agricole e paesaggistiche ad industriali, produttive ed impiantistiche, ha provocato un forte trauma, colpendo la salute dei residenti. Un’incidenza tumorale – dal 1970 ad oggi – che continua a crescere, assumendo sempre più i connotati di una curva pericolosa verso l’alto a forma epidemica. Una terra di nessuno dove il silenzio sulle cause e le responsabilità è assordante, tanto da far passare sottotono i 195 casi di asbestosi – dal 1960 al 1992 -, di cui 135 decessi, tra i lavoratori venuti a contatto con l’amianto durante le attività dell’ex Anic di Pisticci (poi Enichem Fibre dal 1984), della Syndial e dell’ex-Materit di Ferrandina. Ad evidenziarlo è l’Associazione Italiana Esposti Amianto, sezione della Val Basento, la prima delle due aree industriali dichiarate “Sito d’Interesse Nazionale” dal Ministero dell’Ambiente. La seconda è quella di Tito scalo, in provincia di Potenza. Ed è proprio uno Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischi da Inquinamento, commissionato nel 2006 dal Ministero della Salute, ad approfondire stime di esposizione e caratterizzazioni epidemiologiche finalizzate a “chiarire il possibile rischio sanitario associato ad un documentato inquinamento ambientale” nei 57 S.I.N. (Siti d’Interesse Nazionale). 

Sotto analisi circa 55 cause di morte “ritenute informative ai fini della descrizione del possibile impatto sanitario di esposizioni ad agenti inquinanti presenti nell’area di residenza”. Tumore allo stomaco, al colon, al fegato, alla laringe, ai polmoni, alla pleura, alla vescica e al sistema nervoso centrale sotto stretta osservazione. Gran parte delle sedi tumorali che in Basilicata hanno l’incidenza massima è superiore a quella che si registra nel resto d’Italia e nelle regioni vicine, come è possibile leggere nella relazione di attività del Registro Tumori Basilicata Irccs-Crob. A confronto i tassi di incidenza, basati sulle SDO (Schede di Dimissione Ospedaliere), che misurano la quantità di nuovi casi in distinti lassi di tempo su una standardizzazione di 100.000 abitanti, nel quinquennio   I dati sono allarmanti. I casi di tumori al polmone, alla mammella e alla prostata sono in aumento in tutte le aree della regione, con delle eccezioni ancora più negative in alcune zone. 

Il Lagonegrese e l’area Sud spiccano per l’incremento di tutte le forme di cancro, sia per i maschi che per le femmine. Nel Metapontino crescono i casi di tumori tiroidei con un abbassamento notevole dell’età dei pazienti, tra le cui possibili cause si riconoscono le radiazioni ionizzanti.

 Nel Basso Sinni il tumore alla mammella fa registrare un +46.9, essendo passati da un 29.1 ad un 76; sulla Collina Materana il tumore al colon è a +20.8, così come nel Basso Basento e nel Melandro per le donne; l’Alto, il Medio Basento ed il territorio del Bradano preoccupano per il tumore alla prostata, rispettivamente, con un +39 (da 14.7 a 53.7), un +42.2 (da 4.4 a 46.8) ed un +46.9, poco meno di un terzo dell’incremento che si registra nel Vulture (+84.2). Accanto a queste sedi tumorali che colpiscono tutte le fasce d’età, i dati confermano anche l’insorgere di nuove patologie come il linfoma non Hodgking e la leucemia mieloide. Il linfoma non Hodgking, particolarmente “aggressivo” nell’area basentana (+28.7 per i maschi, +5 per le femmine), colpisce prevalentemente le persone tra i 40 e i 70 anni e le cui cause sono imputabili anche ad alcune sostanze chimiche, come pesticidi e solventi, presenti nelle acque e nei terreni. La leucemia mieloide non ereditaria, invece, fa registrare notevoli incrementi nella Val d’Agri e nella Val Camastra con aumenti medi pari a 10.3. Tra le sue cause, oltre al fumo di sigaretta e ad alcuni farmaci usati per la cura dei tumori, si annoverano le esposizioni al benzene, sostanza contenuta nel petrolio e nella benzina. Una forma di leucemia maggiormente giustificabile in centri urbanizzati e con forte inquinamento atmosferico. 

Nella stessa fetta di territorio, meglio conosciuto per le impattanti attività petrolifere e per la presenza del centro Oli Eni di Viggiano – unitamente alla Val Sarmento, al Vulture e al Melandro – anche il tasso di incidenza del tumore al pancreas (+16, +15, +17.1, +8.5, +4.6) denota disfunzioni. Per questo tipo di cancro, più raro al di sotto dei 40 anni, una recente metanalisi – condotta in 92 studi, raggruppando 23 agenti cancerogeni – circa il rischio occupazionale e l’esposizione ambientale ha inserito tra i possibili responsabili sostanze come alluminio, nichel, cromo, idrocarburi policiclici aromatici, polveri di silicio, solventi di idrocarboni alifatici e aliciclici, presenti in attività d’estrazione e di incenerimento. Le indagini epidemiologiche in Basilicata, rivolte maggiormente all’effetto e non alla causa dell’incidenza tumorale, dimostrano la presenza di fattori di rischio indotti, in un territorio
 dove il sodalizio tra sviluppo industriale, occupazione e sostenibilità non ha funzionato